Antonella e Alberto sono due persone speciali. Mi accolgono nel retrobottega del loro panificio e davanti ad un caffè iniziano a raccontarsi. E’ incredibile come, intorno ad un tavolo, sia più facile parlare. Una bevanda calda, una presentazione informale, un racconto sul mio passato e la magia delle parole inizia. I racconti si liberano nella stanza e la mia mente incomincia a mettere su carta la vita delle persone che ho davanti.
Il passato di Antonella è un grande zaino sulla schiena ma molto molto pesante. Ma iniziamo dal principio. Nel 1946 il nonno materno di Antonella, un brillante signore veneto, viene a fare una stagione lavorativa in Valle Stura, si innamora del posto, torna a casa, fa le valige e si trasferisce a Murenz, una piccola borgata alpina, che fa parte del comune di Pietraporzio, a 1560 metri s.l.m. Putroppo nel 1949 trova la morte sotto una slavina e la famiglia lascia quel piccolo paradiso alpino e si sparge per il Piemonte.
Antonella abita a Vigone, svolge diversi lavori nella sua vita: l’allevatrice di pappagalli, l’animal keeper (guardiano dello zoo), lavora con i cavalli da corsa ed in un hospice a Torino. Quest’ ultima sistemazione lavorativa la porta a capire che qualcosa nella sua vita deve cambiare ma in realtà è la vita a metterla di fronte al cambiamento. Il 6 gennaio del 2014 il figlio vede il suo tramonto in questa vita, in modo prematuro e sconcertante. Le lacrime di una madre per la perdita di un figlio sono inconsolabili, trovare una scusa per andare avanti può sembrare impossibile ma Antonella capisce di avere bisogno di ritrovare un suo spazio per proteggere la sua anima, deve continuare a camminare, deve andare avanti nonostante tutto ed ecco che torna in lei il ricordo della montagna.
Decide di ritornare a Murenz, il paesino di montagna dove poter dare pace al suo dolore. A Murenz ci sono i suoi ricordi più belli, la sua infanzia, è un luogo neutro, non intaccato da momenti di sofferenza o richiami al doloroso presente che sta vivendo, sente di poter chiudere il suo dolore a Pontebernardo, isolata dal resto del mondo, libera di vivere come meglio crede. Ma si tratta di alcuni momenti, non di una vita residenziale.
“Mi sono fatta accogliere dalla montagna per tornare a vivere,non per sopravvivere!” mi dice Antonella con tutto il dolore che traspare dai suoi occhi.
La vita a volte è ingiusta ma sa anche dare delle seconde possibilità, così accade l’impensabile. Mentre, con Alberto, si reca a Murenz, passa in panetteria a Pietraporzio ed un cartello balza agli occhi di entrambi: cedesi attività!
Inizia la nuova vita di Antonella ed Alberto che si mettono in gioco, e tenendosi per mano, fanno un salto nel buoio, ma la luce arriva presto.
Alberto, un sardo doc, mentre il racconto si snocciola, resta in disparte. E’ l’uomo che ha raccolto il dolore di Antonella, lo rispetta, lo conosce e sa che la montagna ed aver lasciato il passato alle spalle sono state la cura per lei. Cosa faceva prima Alberto? Da 30 anni era un addestratore di Cavalli! Girava il mondo, accompagnava i suoi puledri facendoli crescere e preparandoli per le corse, Un lavoro che richiedeva molto impegno, amore per gli animali, fatica ma che stava diventando sempre più faticoso. Entrambi, come aveva fatto il nonno di Antonella, fanno le valige, chiudono con il passato, investono fino all’ultimo centesimo che hanno e aprono nel 2017 la panetteria.
Ma come ha fatto un addestratore di cavalli a diventare panettiere? Non è stato facile, ma Alberto ricordava ancora i momenti in cui, con la mamma Laurina, faceva il pane in Sardegna e si mette in gioco. All’inizio compra il pane e lo rivende, ma poi, decide di produrlo. Si fa aiutare da qualche panettiere che conosce il mestiere, legge, studia, cerca in rete, prova, sperimenta, sbaglia finchè arriva il pane giusto, quello che piace a tutti e piano piano tutto diventa più semplice.
Il vecchio “pastino” dell’antico panificio era in disuso, viene messo a posto e diventa il “regno” di Alberto, che ci passa le giornate, riempiendosi di farina, cercando la temperatura giusta, la ricetta giusta, inventadosi pasticcere ed iniziando a produrre pane, pizze, focaccia e dolci di ottima qualità.
Anche la piccola bottega rinasce ed Antonella dietro al bancone si sente parte della comunità, la comunità alpina che ha accolto questa coppia e che è felice di avere di nuovo un negozio in paese.
La montagna è sicuramente un ambiente più chiuso, ma una chiusura che è impostata sul preservare la propria gente, che con fatica apre il cuore all’estraneo, ma nel momento stesso in cui, “lo straniero” entra nel cuore del residente, si diventa parte della comunità, si viene accolti, avvolti, abbracciati e si diventa patrimonio da preservare. Queste sono parole di Antonella , che ora si sente a casa!
Nel piccolo alimentari si può trovare di tutto, è il classico negozio dove puoi acquistare generi di prima necessità e specialità locali.
Ci sono alcuni tipi di pane speciale che puoi trovare, d’estate tutti i giorni, in questo periodo nel fine settimana. Il “pan del Loup” integrale e di segale Il “pan del Beru” con le patate Il pane di grano saraceno, che viene prodotto utilizzando la materia prima a km zero che viene dall’apicoltura Fossati di Sambuco.
Viviamo bene, la nostra qualità di vita è notevolmente migliorata, abbiamo un modo di vivere semplice, senza troppe pretese e siamo sereni. Mi dicono entrambi. Attualmente ci sono 35 residenti e d’inverno il paese pare avvolto da una pace ristoratrice, tutto cambia d’estate quando il lavoro aumenta decisamente, i turisti abbondano e sono mesi di duro lavoro che vanno a coprire i mesi invernali in cui c’è meno .
Ci sono dei momenti in cui, Antonella e Alberto fanno ancora una fuga a Murenz, la vecchia casa di famiglia è ancora li, che li accoglie. Ogni volta che un’ombra attraversa il viso di Antonella, Alberto la prende per mano e la porta lassù, dove la sua anima si dà pace, dove insieme stanno piantando la lavanda , dove il lavoro manuale prende il posto ai cattivi pensieri, dove la montagna solitaria accoglie le angoscie di Antonella e le ridona il sorriso.
E’ la prima volta che qualcuno mi chiede di fare una foto delle mani unite, e in questa stretta forte e indissolubile c’è tutto quello che leggete sopra oltre che il vero amore!
Il pane di questo posto, ha un storia e vi posso garantire che è buonissimo e speciale come i protagonisti di questo racconto. Se sali in Valle Stura, passa al “Lou Fourn dal Loup” verrai accolto con un sorriso e tra le mani avrai un prodotto che profuma di buono e nutre corpo e anima.
Questo blog mi sta facendo conoscere persone speciali, ogni incontro è unico e aggiunge qualcosa alla mia vita, mi insegna che possono esserci momenti duri, scelte da fare, sogni da realizzare e che bisogna crederci, andare avanti, amare ed amarsi. Ho iniziato questa avventura per caso guidata dalla sola passione per le storie e la scrittura, si sta trasformando in un’esperienza di vita unica e bellissima. La caccia continua, molte storie sono ancora nascoste..al prossimo articolo!
10 Comments
Ogni volta le tue storie di Vita mi emozionano
La forza di volontà ti porta lontano e queste persone ne hanno tanta.
Alla prossima e Grazie.
questa storia ha lasciato un segno anche a me!! sono felice di averla fatta conoscere..grazie Nadia per le tue parole
Davvero una bellissima storia!!! Brava Cinzia!
grazie…ci sono storie che cercano una voce..mi piace pensare che possa essere io a dare questa voce
Bellissima descrizione di due persone speciali, il pane, i dolci sono ottimi, se lo assaggiate poi tornate sicuramente
grazie Stefania per il tuo commento! concordo da Antonella e Alberto é tutto ottimo!
Bellissima storia,
dalla tristezza di un dolore alla rinascita.
In una parola, emozionante ??
grazie!!
Un’altra bella storia resistente…..anche oggi una pillola di felicità è resilienza…… come sempre , Cinzia con la tua classica semplicità hai saputo regalarci un’altra emozione . Complimenti
grazie!