“Il tombolo è un arte antica e nobile, che consente, con un magico intreccio di fili, di creare preziosi merletti al dolce suono dei fuselli” queste sono le parole che leggo sul volantino che descrive questa donna e la sua passione!
Ho conosciuto Ombretta, una maestra merlettaia, in un pomeriggio di sole. Nelle parole di questa donna c’è la magia di un mestiere che ormai non esiste più, ma che un tempo era comune tra le donne della montagna. Ombretta scopre per caso quest’arte e dentro di lei nasce subito la voglia di provare. Non ha con sè attrezzatura o la possibilità di avere insegnamenti e così, i primi attrezzi del mestiere, li costruisce in casa, con l’aiuto di Mario, suo marito.
Sbaglia, prova, sperimenta e piano piano arrivano i primi risultati. Fare i pizzi è un arte non da tutti, pazienza e costanza sono le principali virtù da possedere. In questa passione immerge tutta se stessa ed inizia a girare alla scoperta del mondo del tombolo: incontra persone, visita luoghi e musei e, ad ogni ritorno a casa, porta con sè appunti ed esperienza preziosa. Riesce a realizzare 14 stili differenti e sono ormai più di 30 anni che insegna, crea e raccoglie materiale.
Ombretta nasce nel 1949, originaria di Torino, si trasferisce a Cuneo nel 1963 quando il papà, dirigente Michelin, viene spostato nello stabilimento di Cuneo. Sicura di fare ritorno in città, raggiunta la maggior età, per poter tornare da parenti e amici, resta invece a Cuneo e sposa un cuneese DOC, Mario, l’amore della sua vita!
Ombretta da sempre si occupa della casa, cresce tre bimbi, e per poter conciliare una vita impegnativa, trova nel tombolo il suo spazio: un modo per staccare i pensieri, sentirsi utile, lavorare con le mani e lasciare libera la mente da pensieri e stanchezza. Quando in casa tutti dormono è il suo momento: inizia a far tintinnare i fuselli e le sue mani esperte iniziano a creare. La pazienza e la costanza sono le sue alleate ed è in questo momenti che, la nostra cara Ombretta, trova la sua pace!
Ombretta non si è raccontata a casa sua davanti ad un caffè, come spesso succede per le persone che intervisto. Questa donna gentile, posata e sorridente, dalla lunga treccia grigia, mi ha fatto entrare nel suo mondo ovvero nel museo che ospita tutti i suoi lavori, la sua arte e gli oggetti raccolti in trent’anni di passione! Dove si trova? A Busca (Cuneo) http://www.facebook.it/Parco-Museo dell’Ingenio aperto ogni prima domenica del mese, lei è sempre presente. C’è anche la possibilità di fare della visite in sua compagnia in altri giorni, in questo caso occorre prenotare a questa mail: ombrettatombolo@gmail.com o al numero di telefono 0171 936175
Mentre attraversiamo le stanze, osserviamo le opere appese a tutti muri, Ombretta si sente a casa. La vedo, la osservo e nelle sue parole trovo esperienza e voglia di far conoscere quest’arte centenaria che sta scomparendo. Qui, tra queste mura, ci sono 30 anni della sua vita! Tra le mille domande che le faccio, mi soffermo ad osservare i pezzi unici che questo museo accoglie e che sono il frutto di una vita di lavoro, di una raccolta che non è mai terminata, lo specchio di una donna eccezionale e della sua passione.
Mi racconta la storia del tombolo e mi spiega che, all’inizio della seconda guerra mondiale, il Duce, voleva far chiudere la scuola di tombolo di Cantù, perchè non produceva niente di utile per la patria. Le maestre merlettaie, donne ingegnose, per non dover chiudere, inventarono dei punti dal nome utile alla patria: “Punto Dux”, “Punto Fascista”, “Punto Fascio” ecc. Questi nomi soddisfarono l’ispettore inviato per far chiudere la scuola e quella di Cantù restò l’unica aperta in Italia.
Ci sono una grande quantità di stili che possono essere a filo tagliato o a filo continuo. Nel primo caso di tratta di opere che finiscono, in cui è necessario mettere e togliere fuselli in continuazione, per arrivare alla fine, una tecnica molto difficile. Nel secondo sono delle strisce, in genere da 40 a oltre centinaia di fuselli, che proseguono, seguendo il disegno, che si possono continuare fino alla metratura occorrente.
Il materiale utilizzato è cotone o lino, ma un tipo particolare adatto al tombolo. I fuselli possono essere in materiali differenti e l’attrezzatura per iniziare può essere acquistata in Italia. Nelle nostre montagne, in particolare nella Valle Varaita, i lavori al tombolo erano di uso comune tra le donne che creavano strisce da applicare alle cuffie del costume tradizionale che ancora oggi vengono utilizzate nella Baìo, una festa che si svolge ogni cinque anni a Sampeyre (CN) che ha origini molto antiche e che si celebra proprio in questi giorni. Negli anni passati Ombretta ha realizzato i pizzi al tombolo per i colletti e i polsini delle camicie dei cavalieri e dei merletti di crine di cavallo per ornare le cuffie dei bambini.
Ombretta ha voluto onorare questo rito e con pazienza e esperienza, in collaborazione con una collega, ha voluto ricreare tutti gli antichi disegni che un tempo erano utilizzati per fare le strisce a tombolo. Un lavoro che l’ha vista impegnata moltissime ore, per dedicarsi a far rinascere un materiale che era ormai perso, che oggi, grazie alla sua passione, si può ancora creare.
Finita la visita al museo non posso che accompagnarla a casa e fermarmi a vedere come lavora. Si siede vicino alla finestra, il sole che entra illumina il suo lavoro, e le sue mani esperte riprendono in mano il tombolo. Per qualche istante mi lascia entrare nel suo mondo e la osservo intrecciare fili e maneggiare fuselli.
La sensazione che sia una cosa impossibile per me mi invade subito, ma sono sicura che con il suo insegnamento, potrei imparare. Per conservare quest’arte Ombretta, la meravigliosa Maestra Merlettaia con cui ho passato un piacevole pomeriggio, organizza dei corsi, dedica il suo tempo ad insegnare un arte che non deve essere persa, che può trovare in mani desiderose di imparare, terreno fertile per non morire.
Non conoscevo il tombolo, certe volte ho guardato distrattamente delle strisce di pizzo usate come ornamento in vecchi costumi, e non mi sono mai chiesta come venissero fatte. Ora so che dietro quei pizzi c’è un’arte, un mestiere, un piccolo mondo antico che richiede ore di lavoro, pazienza, tecnica e grande esperienza. Nella pace e la pazienza di Ombretta mi sono sentita accolta e ho provato un po’ di invidia, per il mio essere sempre a mille. Osservando le sue mani leggere, che senza indecisione realizzano meraviglie, mi sono sentita onorata e fortunata per aver scoperto qualcuno che in silenzio e con estrema umiltà, porta avanti un passato di arte e meraviglia. Grazie Betti!
5 Comments
Con questa splendida storia mi sono commosso.
Un ricordo di quasi 50 anni fa, anche la mia nonna lavorava al Tombolo ed io ne ero affascinato da come le sue mani con fili, spilli e fuselli riuscisse ha creare figure e disegni su quel tombolo avvolto dal velluto verde.
Complimenti per questa splendida storia…
Grazie! Che bello suscitare emozioni con le mie parole!
Bravissima Cinzia, ci proponi sempre storie interessanti. Il passato che si proietta nel futuro, è importante conservare la memoria e mantenere vive le tradizioni. Grazie!
Grazie Savina
Un Grazie particolare a Cinzia che con bravura sa interpretare il pensiero e lo spirito vero delle persone che intervista.