Giacomo, classe 1952, conosciuto da tutti come “Giaculin”, l’ho incontrato in una bellissima giornata di sole, quando nel mio girovagare per le montagne, sono arrivata fino alla piccola borgata alpina di Chianale, Alta Valle Varaita (CN), 1800 mt di altezza. Un luogo incantato, un borgo in pietra conservato e curato come una piccola “bomboniera”, dove ovunque ti giri ci sono pezzi di cultura occitana, balconi fioriti, tetti in ardesia e oggetti antichi. Perché ho voluto incontrare questo brillante settantenne? Ora te lo racconto.
Giaculin è sicuramente un personaggio di questo posto. Nato e vissuto a Chianale, tra le montagne ci sono le sue radici. Quando entro in casa lo vedo intento a scrivere dietro una vecchia fotografia. Ovunque mi giro, ci sono pezzi di storia, oggetti di un tempo conservati con cura, pezzi di vita suoi e di montanari del passato. La sua accoglienza calorosa mi travolge come anche la sua voglia di raccontarsi e di descrivere tutto ciò che conosce di quelle “cose” che lo accompagnano da sempre nella sua vita e che raccoglie, conserva e fa conoscere per non dimenticare come un tempo la miseria rendeva l’uomo più ingegnoso.
La vita di questo montanaro, che mai ha mollato gli scarponi, è davvero avventurosa. Fin da piccolo lo sci fa parte della sua vita, la montagna gli scorre nelle vene, ma i mezzi per poter praticare lo sport a livello agonistico non ci sono: ” Mi sono dovuto arrangiare con quello che avevo” mi dice “Se avessi avuto la possibilità sicuramente avrei fatto tanta strada!” conclude con un velo di tristezza.
Ma di avventure ne ha comunque vissute molte, soprattutto dopo aver fatto il militare, dove inizia a capire che lo sport poteva essere la sua strada. Un atleta versatile. Quanto torna sulle sue montagne decide di aprire una scuola di Sci nella nota località di Limone Piemonte e poi si sposta in Francia.
Nonostante spesso sia in giro per le montagne come maestro e come alpinista di livello, Giaculin non dimentica mai il suo paese natìo, dove c’è la sua casa, il suo passato e dove torna sempre. Nel 1998 acquista una vecchia stalla, vicino alla sua dimora, dove ora c’è “Le Montagnard”, un ristomuseo. Al momento dell’acquisto c’era un vecchio rudere, con le fondamenta sommerse dalla melma dopo un alluvione. Ci vogliono sette anni di lavoro per trasformare tutto nello splendido ristorante di oggi, sette anni di fatica per quest’uomo che di questo posto è innamorato.
Entrare nel locale vuol dire attraversare parte della vita di Giaculin! Resta ancora un mistero da scoprire: tutti gli oggetti che, di questo posto, sono parte integrante da dove arrivano?
Questo grande tesoro arriva dagli anni ’60. quando era in atto un fitto spopolamento della montagna e le case lasciate venivano svuotate. Gli unici oggetti ritenuti di valore erano i mobili, definiti del Queyras, decorati con rosoni cavi scolpiti a coltello, venduti rapidamente e con facilità. Veri e propri capolavori che ancora oggi hanno un grande valore. Ma le vecchie case non erano fatte solo di mobili, c’erano oggetti di uso quotidiano e attrezzi da lavoro. Il Signor Dao, che arrivava da Elva, viveva da tempo a Chianale e si poteva definire una persona agiata, negli anni aveva raccolto tanti oggetti, rimasti nelle case dopo le vendita del mobilio, e li aveva stipati in un magazzino. Amico di Giaculin un giorno lo chiama perchè vuole disfarsi di questo fardello. Due montanari che contrattano e dalla cifra di sette milioni di lire arrivano a tre milioni e mezzo con la clausola di liberare subito l’immobile.
Questo grande insieme di oggetti diventa il tesoro di Giaculin, inizialmente un problema ingombrante, ma poi piano piano, con lo scorrere del tempo, la fine dei lavori nella vecchia casa e l’apertura del Ristomuseo, tutto trova un suo posto. Oggi si possono ammirare arnesi di ogni tipo, suddivisi e posizionati in vari angoli del locale. Un vero viaggio nel passato, tra la cultura contadina di un tempo e piccoli capolavori che nessuno saprebbe più realizzare. Un inestimabile valore catalogato, conservato e mostrato agli ospiti del locale.
Il locale è davvero unico, entrando mi sono ritrovata in una vecchia stalla dove la volta, in pietra originale, è davvero unica. Avevo con me il padrone di casa, che mi ha trascinato nel racconto di tutto ciò che adorna le pareti del locale ed è stato davvero entusiasmante. Oggi è gestito da parenti di Giaculin, una bella famiglia, che offre una cucina semplice, piemontese curata e sopratutto “home made”! Tutto locale e artigianale, un menù che segue la stagionalità dei prodotti e che punta a dare al cliente freschezza, genuinità, prodotti buoni, cucinati come un tempo in modo sano. “Poche cose ma fatte bene!” questo il motto del ristorante! Attenzione proprio per questo è meglio prenotare! Per saperne di più: https://www.instagram.com/lemontagnard_chianale oppure https://www.facebook.it/Le Montagnard – Risto Museo
Il tesoro di Giaculin non è tutto esposto, ci sono ancora tante cose che non hanno trovato un posto, tanti racconti pronti ad incuriosire persone che come me, si sono fatte trasportare in quel magico mondo di altri tempo, gente che sa ancora meravigliarsi dinnanzi ad un oggetto antico, immaginando chi, tra fame e miseria, un tempo sapeva fare tutto per sopravvivere e cavarsela in ogni situazione usando mani e ingegno!
Giaculin è uno di quei personaggi capaci di farti vivere, con le parole, parte della propria vita. Una vita vissuta intensamente ogni giorno. Un montanaro di un tempo che nella montagna ha visto la sua casa, il suo lavoro, lo scorrere di tutte le stagioni della sua esistenza. Un uomo che dalle terre alte ha preso, ma che ora restituisce conservando memoria e divulgando cultura.
Mangiare tra queste mura è un’esperienza da fare per tanti motivi: si mangia bene, si respira montagna, si viaggia nel tempo ed infine, perchè, a volte, si può incontrare Giaculin, con gli scarponi, la barba da fare e i capelli lunghi che sa raccontare un mondo che non esiste più e soprattutto ti sa sempre donare un sorriso!
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Davvero affascinante questo posto!
Davvero affascinante questo posto!