Oggi vi porto a San Pietro di Monterosso Grana, un piccolo paesino montano della Valle Grana (CN), qui un’osteria e un percorso tra pupazzi di paglia e fieno (detti “Babaciu”), caratteristici di questo luogo, mi ha catturato per una mattinata!
Questo luogo si trova a soli 40 km da casa mia, ci sono passata più volte con la macchina, e spesso sono rimasta affascinata dai “Babaciu” visibili per tutto il paese, ma non mi ero mai fermata a visitare il posto. Raccontare le piccole realtà che mi circondano, conoscere le persone che ci sono dietro, mi ha insegnando ad apprezzare e valorizzare ciò che mi sta vicino, che prima non conoscevo o non vedevo. Ho iniziato a farmi delle domande su come le realtà sono nate, su chi ci ha messo il cuore e chi la mente, e mi sono resa conto che ci sono meraviglie e pochi passi da casa!
La Valle Grana è conosciuta in tutto il mondo per il suo prezioso Castelmagno. Un formaggio con una lavorazione particolare, molto lunga di cui già si parla nel 1277 in una sentenza dove, al comune di Castelmagno, fu inflitta una multa da pagare con due forme del prezioso formaggio, per uno sconfinamento di pascoli.
Valorizzare un territorio significa raccontare la sua storia, il suo passato, la sua cultura. Ci sono molte possibilità per farlo: un ecomuseo, ovvero il racconto di un territorio fatto da chi il territorio lo vive, è sicuramente un ottimo modo.
L’Ecomuseo Terra del Castelmagno è un luogo dove si può rivivere il passato immergendosi in un’atmosfera unica in cui la tecnologia entra in armonia con il visitatore guidandolo in un percorso davvero interessante. Un posto dove è possibile conoscere meglio un territorio e il suo passato attraverso la storia del Castelmagno, la sua lavorazione, ciò che rappresenta da sempre per la Valle Grana.
Ad accompagnare il visitatore in questo viaggio ci sono loro: i “babaciu”, dei fantocci a grandezza naturale, vestiti come un tempo, che si possono trovare per tutto il paese. Sono auto rappresentazioni degli abitanti del posto che dal 2003 si raccontano attraverso questo originale modo. Il cuore e la mente di tutto questo è l’associazione culturale “La Cevitou” (la civetta) che dal 1994 è attiva in San Pietro ed è l’ente che gestisce l’Ecomuseo, istituito nel 2007 dalla Regione Piemonte. Sul sito trovi tutte le informazioni http://www.terradelcastelmagno.it
“Vogliamo raccontare un territorio attraverso i suoi prodotti” mi dice Barbara, la coordinatrice del museo, mentre mi accompagna nei locali. ” La consapevolezza di un luogo parte dalla conoscenza della sua cultura, di chi ci vive, di chi produce e di cosa si produce” conclude. Barbara è un architetto cuneese, che ha creduto in questo progetto, seguendolo passo a passo e vedendolo crescere con il tempo. Da tempo ha lasciato il suo lavoro e si occupa, insieme al suo staff, di questo bel posto.
Ci sono tre piani da visitare, si parte dal basso dove è stata ricreata una stalla e l’atmosfera delle vecchie veglie, il primo piano ci porta nel mondo del Castelmagno, mentre l’ultimo ospita sempre una mostra fotografica. Vi consiglio una visita, anche per le famiglie sarà davvero una bella scoperta!
Accanto al Museo ho scoperto un piccolo locale, che è qui da più di 100 anni, e che nel tempo ha cambiato la sua struttura, la sua gestione, ma che rimane sempre un punto di riferimento e incontro per turisti e locali.
Dal 1 aprile 2023, questo locale, è gestito da Patrick, un ragazzo a cui la voglia di lavorare non manca. Originario della Valle, per lungo tempo si occupa di produzione del Castelmagno per poi dedicarsi alla ristorazione, ma sceglie di farlo in Francia, in Provenza. Torna però spesso nel cuneese, nella sua Valle, per ritrovare i suoi genitori. il richiamo delle radici, però, lo porta a restarci definitivamente diventando gestore dell’Oste de Senpie (ovvero l’osteria di San Pietro). Patrick è un ragazzo di poche parole, ma la sua esperienza parla per lui, e nel locale si mangia davvero bene. Ci sono piatti tipici piemontesi, non mancano i gnocchi al Castelmagno, ma anche qualche prelibatezza proveniente dalla vicina Francia, portata come innovazione dopo il suo periodo all’estero.
Il locale è davvero caratteristico, arredato in stile rustico ma elegante, emana accoglienza ed invita a restare. Una curiosità: i piccoli particolari in legno appesi ai muri sono stati realizzati da Patrick! Qui potete trovare tutte le informazioni http://www.instagram.com/osteriasenpie
Davanti al ristorante si trova un bellissimo dehor, immerso nel verde, dove è possibile rinfrescarsi e consumare i pasti. Si può trascorrere un’intera giornata in questo posto, dedicando spazio alla bella esperienza del Museo, gustando buon cibo ed infine passeggiando per il paese alla scoperta di tutti i “Babaciu” che lo raccontano.
Il percorso all’interno del paese è ancora più interessante e divertente se si affitta il “Bastone di Gino”, una canna di legno, fatto a mano, che arrivati vicini ad un Babaciu, inizierà a parlare. Sarà sufficiente toccare la coccarda colorata con la punta del bastone e questo inizierà a parlare raccontando com’era un tempo il paese e che cosa rappresenta.
Non tutti i piccoli paesi di montagna hanno la fortuna di avere qualcuno che li ami, li valorizzi, li mantenga vivi offrendo opportunità per i turisti, ma soprattutto, coinvolgendo persone del posto in tutto questo. Conoscere questa realtà è stato davvero interessante, vedere come un gruppo di amici, abbia trovato il modo di rendere unico e speciale un piccolo paese di montagna, che oggi tutti conoscono come il “paese dei Babaciu”.
Qui c’è chi ama la sua terra, chi crede in una montagna viva e vitale, persone che sanno trasmettere all’esterno la passione per un territorio valorizzando la sua cultura, la sua storia e i suoi prodotti!
Non fate come me, non aspettate e andate a visitare questo magico posto anche perchè potete costruire il vostro piccolo “Baciciu” da portare a casa a cui dare un nome compilando la sua carta d’identità!
3 Comments
Davvero molto molto interessante. Ci andrò sicuramente. Per quanto riguarda il piccolo “Baciciu” da portare a casa un nome ce l’avrei già… Hubert. Non è un nome italiano, ma mi ricorda qualcuno molto piemontese.
Che bello scoprire sempre cose nuove! Grazie!
Grazie…non vedo l’ora di vedere la tua opera
Che bello vedere che ognuno cerca un modo per fare rivivere questi paesi. Bella la scelta di coinvolgere i visitatori nella preparazione del baciciu, mi piacerebbe molto provarci. Per qualche anno ho creato degli spaventapasseri, però quelli sono proprio delle vere opere….e sono molto belli… grazie per averci fatto conoscere quella realtà ?