Sono stata in una grande casa che profuma di lenzuola stese al sole, di ricordi, di tempo passato e ritornato. Una grande baita che tra le sue mura ha custodito la storia di tre generazioni che qui si sono intrecciate. Una dimora che, tra le sue pietre, conserva il cuore pulsante di una famiglia e soprattutto quello di chi oggi non c’è più, ma da lassù vede chi e rimasto e sorride!
Sono salita in Valle Maira, in frazione Saretto (Acceglio) in una affollata giornata di Agosto. E’ da un po’ che volevo conoscere Marco, che, come hanno scritto in molti, è un giovane architetto diventato oste!
Il locale era pieno e mentre aspettavo che Marco fosse libero per me, sono affondata nei comodi divani che, proprio davanti al bancone, fanno subito accoglienza. Mentre ero in attesa non ho potuto fare a meno di dare un’occhiata ai libri sullo scaffale e tra questi ho notato la tesi di laurea di questo giovane ragazzo.
“Parlare della Valle Maira per me rimane naturale, come per tutti risulta istintivo quando ci si esprime sui luoghi dove si è cresciuti…”
Queste sono le parole che iniziano la tesi di Marco, e quando mi ha raccontato la sua storia ho capito quanto erano autentiche. Tutto inizia dalla nonna, figlia di una famiglia numerosa, con 14 figli che, per problemi di spazio, viene invitata a lasciare presto la casa di nascita e con l’aiuto dei genitori, compra una casa a Saretto. L’unico consiglio? “Tenersi in alto” per evitare il pericolo della piena del fiume. Ed è da qui che inizia la storia di questa casa, la più alta della frazione, che sulla sua facciata vede ancora un po’ della sua precedente vita con una data 1802! Il nonno di Marco arriva in questo posto per svolgere il servizio militare, un bergamasco, che qui trova l’amore e che con nonna Olimpia mette su famiglia. Purtroppo nonno Benedetto manca giovane e sua moglie è costretta a tirare su quattro figli da sola. Apre una lavanderia a Cuneo, risparmia, vive di poco e riesce a far frequentare la casa ai suoi figli.
Chi più si affeziona a questa dimora è Giorgio, il papà di Marco, che la frequenta più dei fratelli e la usa per fare festa. Ed è qui che conosce Maria Pia, la mamma di Marco.
Nel 1993 in questa casa delle feste nasce “La Tavernetta”, un’osteria di montagna, inizia così la vita per questa baita in pietra, e qui Maria Pia trova il suo lavoro, mentre suo marito continua a fare l’idraulico di montagna. Nel 2010 qualcosa cambia, Giorgio si ammala e in questo posto svanisce la musica che lui tanto amava: tutto si ferma per dare spazio ad una malattia che lo porterà via dopo qualche anno!
Per nove anni ci sono altri gestori. Arriva però il momento di prendere una decisione importante: vendere o continuare? È Benedetto, il fratello maggiore, ad affrontare la situazione per primo. Dopo tanti pensieri, però, per Marco una sola risposta possibile: prendere lui il locale. La laurea in architettura viene accantonata, come la sua vita a Torino città, dove faceva il cameriere per mantenersi gli studi. La sua eredità di accoglienza, l’entusiasmo e la voglia di fare, ereditata dal papà, lo invadono. Nel 2018 apre il locale con un nome diverso: “La Tavernetta” diventa Visaisa – taverna e foresteria, perchè questo è il nome di un lago alpino poco distante, dove era solito recarsi con suo papà. Questo locale è su instagram qui trovi i riferimenti https://www.instagram.com//visaisa_taverna_e_foresteria
Oggi Benedetto, il fratello di Marco aiuta a progettare, migliorare e rendere sempre più bello questo posto: la mente mentre Marco è il braccio! Qui non puoi non sentirti accolto! La squadra che lavora con Marco è giovane, multietnica, motivata e soprattutto sono tutti amici. Persone con altri lavori durante l’anno che si ritrovano qui per alcuni mesi, e condividono in questo posto esperienza, lavoro e amicizia.
Il menù lo dimostra, infatti, insieme alle Raviolas, dei gnocchi di patate fatti tutte rigorosamente a mano da mamma Maria Pia, troviamo il “Trota’n’roll”, una sorta di sushi di trota, poi c’è la pizza fatta con il forno a legna, le tagliatelle al sugo di coniglio e molto altro. Ci sono camere per l’accoglienza, tanta voglia di fare, tante idee e progetti per il futuro. Marco è esattamente dove voleva essere e si vede, perchè qui si respira armonia. Anche per lui è stata una strada, un nuovo modo di vivere la sua vita, un percorso che ancora ha delle difficoltà che spariscono con la sua convinzione.
Sicuramente in questo posto manca qualcuno, il nome Giorgio ancora evoca emozioni forti, ma io l’ho sentito presente. Dove? Nella musica che non manca mai, nella vecchia insegna che ancora è in bella vista, nella commozione di Marco, nello splendido panorama che avvolge la struttura, negli occhi di Maria Pia che qui si sente a casa. Il cuore pulsante di questo luogo è ancora lui e lo sarà per sempre perché ha trasmesso a suo figlio l’amore per una casa, per le radici, per l’accoglienza, per la vita in montagna!
Non ti resta che andare in questo posto, per dormire con vista montagne, mangiare buon cibo, conoscere Marco ed entrare in una grande e meravigliosa casa che ha visto la storia di una famiglia che continua ancora oggi!
3 Comments
Bella storia nella bellissima val Maira.
Aspetto il lunedì per leggere il tuo blog, grazie di tutte le tue scoperte!
Sempre valle Maira , nella persona di Beppe, che ha rapito il mio cuore negli anni 70 e che mi ha adottata .
Grazie per farci scoprire queste meravigliose persone che fanno rivivere questa valle !
Grazie!!!