Oggi ti voglio raccontare di un progetto speciale che ho scoperto e che merita una storia e un po’ di risalto perché si parla di montagna, ma di una montagna che accoglie ed include.
Tutto parte prima nel periodo covid, con una scuola di cucina, ideata da uno Chef: Paolo Rosa, detto Pippi del Torrismondi di Cuneo, che si rivolgeva a persone fragili e a rifugiati.
Dopo la pandemia, però, il progetto si ferma e ci voleva qualcuno che lo prendesse a cuore, ci credesse e lo rendesse unico e così è arrivata Giulia.
La cooperativa Momo decide di credere in questo progetto e, insieme a Fondazione CRC e Amici Casa del Cuore, lo supporta e lo finanzia riprogettandolo con lei.
Giulia è originaria dell’albese e frequenta l’istituto alberghiero di Mondovì.
Finiti gli studi si dedica per un po’ di tempo alla pasticceria, ma scopre che il suo regno è la cucina. La sua prima esperienza la svolge in Perù in una missione dove si occupa della preparazione dei pasti in una mensa popolare.
“Qui ho iniziato a capire come il cibo sia capace di unire le persone, di come il cucinare passa dalle persone e diventa condivisione!” mi racconta Giulia.
Il mondo del sociale è qualcosa che attira questa ragazza tenace e dal grande cuore e così decide di lasciare la cucina e di immergersi in progetti rivolti all’accoglienza.
Il suo arrivo nella cooperativa Momo e la possibilità di coniugare passione per la cucina e sociale, sono la svolta nella sua vita. Oggi è lei a coordinare il pastificio e questo progetto si chiama “Mëscià” che vuol dire “Mischiato” perchè c’è un’unione tra produttori della valle che forniscono la maggior parte delle materie prime e le persone fragili che lavorano al suo interno. Che cosa di fa?
Si produce pasta fatta in casa!
Non è facile portare avanti un progetto sociale che si deve sostenere e che ha, nel suo organico, persone fragili che hanno bisogno di supporto e sostegno. Bisogna stare sul mercato ed essere concorrenziali e allo stesso tempo tenere conto che gli inserimenti lavorativi devono essere tutelati e accompagnati verso il proprio miglioramento.
Solo se ci si crede davvero, come fa Giulia, aiutata dalla cooperativa Momo, si possono ottenere dei risultati, ma è comunque una strada che richiede aggiustamenti continui, nuove prospettive e tanti sogni ancora da realizzare.
Il primo prodotto che viene realizzato in laboratorio sono i Ravioli al Plin, un tipo di pasta che Giulia conosce bene, essendo albese.
“Quando è stato il momento di decidere gli ingredienti del ripieno, non ci siamo affidati alla tradizione, ma abbiamo analizzato i prodotti che offriva la valle Stura,quella che ci ospita da sempre, prima a Demonte e oggi a Rittana, e i piccoli produttori che la popolano e da qui è nata la nostra versione di questa pasta tipica!” mi racconta Giulia
“Ancora oggi sono la nostra specialità perchè vengono fatti interamente a mano, come facevano le nonne, e li facciamo con due ripieni: uno con l’impasto di farina di castagne e il ripieno di ortiche e ricotta di capra, mentre l’altro con un impasto classico, ma con un ripieno particolare di zucca e CastelMaigre, un formaggio della Valle” conclude.
Questi non sono gli unici tipi di pasta che fanno in questo piccolo laboratorio artigianale di montagna, con il tempo si sono aggiunti i Crouset, un pasta tipica della Valle Stura.
Questi ultimi sono arrivati qui perché, la cooperativa Momo, ha risposto ad un appello, ovvero una richiesta di aiuto arrivata da un piccolo pastificio di Aisone dove, le due sorelle che lo gestiscono, erano da tempo alla ricerca di persone a cui insegnare i segreti per fare questa pasta tipica e preziosa. Un’occasione presa al volo dalla cooperativa che ha così ampliato il progetto. Dopo lezioni e tanto impegno, perché fare il Crouset non è affatto facile, i ragazzi sono diventati autonomi e oggi questo tipo di pasta viene fatta fresca ogni settimana che si trovano nella versione originale e in una innovativa, ovvero i “Castagnet”, a base di farina di castagne.
Infine sono arrivati i Maccheroni al ferretto, un tipo di pasta che non è tipica piemontese, che però è nata grazie a Teresa, una splendida signora che lavora nella cooperativa. Dopo aver appreso da lei la ricetta casalinga, con l’aiuto di un cuoco, anche in questo caso si è trovata la ricetta unica per questo progetto.
Sono andata a trovare Giulia in un giorno in cui la produzione era in corso.
Nel piccolo laboratorio artigianale c’era impegno e silenzio. Persone intorno ad un tavolo ognuna persa nei propri pensieri, che in quel posto si sentiva al sicuro e libera di lavorare senza pregiudizi o pressioni. Abbiamo preso un caffè tutti insieme ed è stato come essere tra amici.
Qui si deve mantenere una produzione, vengono fatti circa 50 kg di pasta alla settimana, tutta prodotta in modo artigianale e come un tempo.
Entrando, se non fosse per il tavolo in acciaio e una cucina industriale, sembra di essere in una vecchia cucina della nonna, dove ognuno fa il suo pezzettino e alla fine si prepara la scorta per la settimana. Al tavolo ci sono storie di vita differenti, mani colorate che lavorano e che sorridono. Qui viene concesso il tempo di imparare, di trovare un proprio spazio, si lavora, ma nel rispetto di tutte le necessità di chi partecipa al lavoro, rispettando i ritmi individuali e le competenze di ciascuno.
Questo progetto ha l’ambizione di auto sostenersi, di fare si che sia a tutti gli effetti una piccola impresa.A oggi ci lavorano Giulia, insieme a Cristina e Teresa, due signore dipendenti a tempo indeterminato della cooperativa. Inoltre, nei giorni di produzione, si affiancano a loro dai 2 ai 4 inserimenti lavorativi che ruotano come tirocinanti, che arrivano grazie al Consorzio Socio Assistenziale.
Di sogni ce ne sono ancora tanti. Molti utenti non hanno la patente e Rittana è difficilmente raggiungibile con i mezzi, quindi l’arrivo di un pulmino sarebbe un passo avanti, oppure riuscire ad ampliare i clienti sia come privati che come ristoranti o negozi.
“La nostra pasta è abbattuta e congelata appena fatta, questo ne garantisce la freschezza. Però, allo stesso tempo, un prodotto surgelato è più difficile da commercializzare.
Siamo alla ricerca di un punto vendita in Cuneo che abbia un freezer e possa essere il riferimento per i nostri prodotti in città, dove orientare i clienti che non possono venire in montagna!” mi dice Giulia, mentre mi mostra i prodotti.
Oggi si sono attrezzati raccogliendo gli ordini e facendo delle consegne, ma sarebbe bello avere questa pasta anche in altri punti vendita, per far sì che questo progetto di inclusione sociale possa andare lontano e sia un modo per dare lavoro a persone fragili.
Dove si possono acquistare i prodotti “Mëscià”? https://www.instagram.com/cooperativamomo
Presso il laboratorio a Rittana il lunedì, mercoledì e giovedì, giorni di produzione e così potete conoscere Giulia e tutto lo staff. Meglio avvisare prima al 347 6981596
Oppure sul volantino si può trovare un Qr code dove si possono fare gli ordini e individuare locali, ristoranti e negozi di alimentari dove si possono trovare.
Certe volte, per far brillare una storia e renderla unica, soprattutto se questa ha un risvolto sociale, occorre fare parte di un piccolo pezzo di essa, ecco perché comprando un pacchetto di pasta Mëscià o raccontando di questo progetto, puoi farne parte anche tu perché tanto andiamo verso un mondo che sarà sempre più bello e “Mëscià”!
Leave A Reply