La storia che vi racconto oggi arriva dal suggerimento di un affezionato lettore del blog, che per la seconda volta, mi porta a conoscere storie interessanti che devono essere raccontate.
Siamo a Coumboscuro, una frazione del comune di Monterosso, nella Valle Grana in provincia di Cuneo. Sono salita a questo piccolo borgo alpino, precisamente a Santo Lucio (Santa Lucia di Coumboscuro), a circa 1000 metri di altezza. Questo piccolo pezzo di paradiso alpino, vittima di un notevole spopolamento, è famoso per il “Coumboscuro Centre Provencal”, un museo ed una organizzazione per la tutela e la valorizzazione della cultura provenzale.
Dopo aver gustato lo splendido panorama che questa piccola località offre, circondata da montagne, sono arrivata presso “La Meiro de i Choco”, mi sono subito sentita avvolta dalla pace e la serenità che questo posto offre. Mi sono presa qualche istante, ho chiuso gli occhi, e le piccole campane appese intorno alla casa, il loro dolce suono, mi hanno donato per qualche istante sollievo: sollievo dal caos che ho spesso dentro, sollievo dal mondo esterno che mi sembrava lontanissimo, sarei rimansta lì per un bel po’! Dopo poco è apparsa Anna: una donna semplice ma coltissima, parlandomi in provenzale mi ha accolto nella sua splendida casa, per raccontarmi della sua vita e di come ora, i suoi figli, portano avanti le tradizioni di famiglia.
Nella cucina di Anna è stato come fare un tuffo nel passato: ci siamo seduti attorno al grande tavolo in legno, che padroneggia nella cucina, una cucina di un tempo,circondata da mobili in legno, fatti a mano, decorati e unici, che ospita tanti oggetti di un tempo, davanti ad uno sciroppo di Sambuco, ho ascoltato la sua storia.
Anna vive a Santo Lucio di Coumboscuro da sempre, suo papà, personaggio famoso, era il maestro elementare del paese, negli anni dopo la guerra. Lo spopolamento della montagna, lo porta ad insegnare ai suoi allievi, l’importanza della lingua del posto, il provenzale, una lingua antica, e fonda la scuola di Santa Lucia. Conservare la lingua diventa una missione, un dovere che Anna prosegue tutt’ora e che tramanda ai suoi figli. Oltre alla cura per mantenere viva la lingua, il papà di Anna, inizia ad insegnare la scultura del legno, come momento di svago per i ragazzi del posto e per dare un’alternativa al solo lavoro dei campi_
Anna frequenta il liceo Classico e poi si laurea in Lettere ma capisce subito che la via della scuola e dell’insegnamento non è per lei e sceglie la vita in montagna. Inizialmente, seguendo le orme del padre, porta avanti la scuola di artigianato, insegnando e facendo, decorazioni alpine su mobili, poi si sposa, con l’infermire del territorio, diventa mamma e capisce che per restare dove è nata, e poter dare un futuro ai figli, deve tornare al lavoro.
Inizia con i suoi figli, ormai cresciuti, l’attività di allevamento di pecore Sambucane, nasce l’azienda agricola e tutta la famiglia viene spinta verso un autoproduzione del necessario, una riduzione del superfluo, non hanno la tv in casa. Anna macina chilometri ed i suoi scarponi sono consumanti, le sue mani screpolate, ma i suoi splendidi occhi azzurri sono fieri di essere una vera montanara che è riuscita a trasmettere ai propri figli valori e radici salde.
Ma che cos’è oggi “l’azienda agricola Meiro de i Choco”? Chi c’è dietro questo piccolo paradiso che pare essersi fermato nel tempo? Ci sono Anna, suo marito e i tre figli: Agnes, Custan e Laurens, si definiscono una famiglia agricola, rispettosa delle tradizioni che resiste in montagna, combattendo contro pregiudizi e tempi moderni, rispettando i ritmi delle stagioni, innovando ma continuando a coltivare, allevare, panificare come un tempo, conservando la lingua provenzale, l’unica parlata in casa.
Nel territorio dove sono nati e cresciuti sono rimasti. Questi tre ragazzi, con cui sono riuscita a fare una chiacchierata telefonica, mi sono piaciuti fin da subito e mi sono chiesta se tutto ciò che stanno vivendo sia imposizione o scelta. La risposta è stata chiara: forse all’inizio hanno subito ciò che la famiglia offriva, ma studiando, incontrando altre prospettive di lavoro, provando altre strade, alla fine tutto è diventato consapevolezza: la consapevolezza di scegliere il buon vivere, di faticare con le mani ma essere felici a fine giornata, di rinunciare, a volte, alla vita sociale ma di avere in cambio serenità e vita libera!
La prima che conosco è Agnes, una ragazza decisa, che si sta laureando in lettere, e tra un esame e l’altro si occupa dell’allevamento. Si appassiona piano piano al lavoro di pastora ed ora gli animali, che ha imparato a conoscere e di cui si occupa principalmente lei, in azienda, sono il suo lavoro. Al momento l’azienda ha circa 60 pecore sambucane da carne, allevate con passione, nella natura, trascorrono l’estate in alpeggio e l’inverno a stalla, dove Agnes, con dedizione, quotidianamente se ne prende cura.
In azienda chi si occupa della parte agricola è Laurens, un ragazzo concreto che dopo aver provato un’altra strada, ha deciso di tornare indietro, le sue radici salde nella montagna, l’hanno chiamato a sè ed ora, con i suoi fratelli, porta avanti la parte agricola. Verdure, patate, castagne, frutta ed erbe officinali sono le produzioni dell’azienda, fatica, sudore e dedizione quello che ci mette Laurens per raccogliere i frutti del suo lavoro. Si occupa anche della vendita dei prodotti che questa azienda produce, che sono ottimi, biologici e particolari.
Tisane, succhi di sambuco, di mele e pere, sapone.
Laurens, nella vecchia casa di famiglia, nell’inverno, quando fuori la neve scende o piove e la stagione non permette lavori in esterno, ha ereditato dalla mamma la passione per la scultura e nel suo laboratorio, scolpisce e crea meraviglie, che si possono ammirare ed acquistare su ordinazione.
Il più giovane della famiglia è Coustan, si occupa della panificazione. Ogni settimana, utilizzando il vecchio forno della frazione, panifica come una volta. Ha seguito un corso per la panificazione ed ora lo mette in pratica. Il suo pane, che attualmente viene distribuito ad amici e parenti, profuma di buono, di antico e di memoria, la memoria della tradizione di quel posto, dove una volta, il pane, alimento prezioso, veniva fatto nel forno comune per tutte le famiglie.
Il pane di Coustan lo puoi assaggiare soggiornardo nelle stanze dell’ospitalità rurale, dove puoi dormire in un mondo di altri tempi, conoscere questa famiglia, gustare l’ottima colazione ed entrare nei loro ritmi rispettosi dell’ambiente godendoti una realtà semplice.
Il pane, i prodotti genuini, l’aria frizzante dell’altura, il suono della campane e il panorama splendido e avvolgente fanno di questo posto luogo ideale dove potersi fermare e riscoprire il contatto con la natura.
Molti dei lavori che vengono svolti in questa piccola azienda, a conduzione famigliare sono ancora fatti totalmente a mano. I terreni in pendenza ed impervi non consentono l’uso di macchinari e quindi spesso la fatica è molta. Vivere in montagna oggi deve essere una scelta consapevole, non può essere improvvisata o azzardata. Oggi serve un investimento economico, pochi ereditano la casa dei vecchi, serve creare comunità, ci vuole la voglia di integrarsi con i pochi che sono rimasti e che spesso sono diffidenti, che devo essere conquistati e rispettati. Queste sono le parole di Anna, una donna di un tempo, una donna di montagna che oggi porta avanti le sue battaglie con decisione e senza remore: come quella del lupo che l’ha vista perdere molti animali, o quella sull’importanza della conservazione della lingua di origine. In lei c’è tutta la forza di chi ha scelto di vivere sempre in un posto e che si sente minacciata dai tempi moderni che sembrano pronti ad invadere la montagna senza la consapelvolezza della sua importanza. Sono certa che ha lottato per restare e per far si che la sua famiglia non lasciasse le sue orgini. Ci sono stati tempi duri, ma i suoi scarponi non hanno mai mollato il giusto sentiero e oggi si sente di doverlo proteggere per se stessa, per la sua famiglia e per le generazioni che verranno!
Una frase di William Blake dice: “Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono”, ed è con questa frase che voglio sperare che umani e territori alpini si incontrino ancora, che molti figli di montanari. come Agnes, Laurens e Coustan, decidano di restare portanto avanti i saperi delle generazioni, che giovani temerari e caparbi decidano di costruire il loro futuro in montagna, che le generazioni passate aprano i propri saperi a quelle che verranno, non lasciando morire tradizioni, dialetti e usanze del popolo della montagna.
Oggi ho trascorso un pomeriggio nel cuore di una famiglia, in un posto dove il tempo sembra essersi fermato ma solo per continuare ad ospitare pace, buon vivere e montagna vera, in realtà c’è fermento, ci sono giovani menti che stanno costruendo il loro futuro portando alla tradizione innovazione e diventanto montanari colti e digitali, quelli che saranno il futuro della montagna.
Puoi trovare questa azienda sui social: http://www.instagram.com/meiro_di_choco http://www.facebook.it/Azienda agricola biologica Anna Arneodo-bioagriturismo La meiro de i Choco
Questa realtà era da raccontare e sono felice di averla conosciuta grazie ad un lettore del blog che ringrazio, Claudio Rivoira. Ci sono piccoli paradisi da scoprire che con la mia “caccia” di storie posso far conoscere ai miei lettori e ad ogni intervista sento che il mio progetto sia sempre di più valorizzazione del territorio alpino , che tanto amo e che tanto vorrei non vedere morire!
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Ciao! Ho letto tuo racconto, belissimo. Spero a breve conoscere personalmente. Grazie molte