Ci sono persone che sanno smuovere i tuoi pensieri, le tue riflessioni più intime, con qualche parola, il loro stile di vita, vanno a toccare quei tasti, quegli argomenti che ogni tanto dimentichi, ma che in qualche modo danno senso alla tua vita. Il mio incontro con Gian Vittorio è iniziato al pascolo, tra le sue capre, circondata da campanacci, belati, abbai e montagne ed è finito davanti al mio primo pastis, condividendo parole, attimi, emozioni e vita vissuta!
Un pastore, un personaggio, schivo e distante all’inizio, ma profondo e accogliente alla fine, qualcuno che non si dimentica e di cui oggi vi voglio raccontare, soprattutto dopo aver assaggiato il suo formaggio!
Gian Vittorio non nasce pastore, originario di Mondovì (CN), all’età di 5 anni si trasferisce a Torino con i suoi genitori. Frequenta spesso i nonni, in particolare la nonna della Valdarmella (Ormea – CN) dove entra in contatto con il mondo della pastorizia, mestiere delle sue radici. A Torino frequenta gli studi e si laurea in Architettura. La sua strada pare segnata così, insieme ad un’amica, apre uno studio in città.
“Mi sono ascoltato e ho iniziato a fare quello da cui i miei genitori erano fuggiti!” mi dice mentre mi spiega che a 32 anni qualcosa dentro di lui è cambiato. E’ stato un percorso dove righelli e fogli millimetrati hanno lasciato il posto a secchi per mungere, mestoli forati e stampi. Il silenzio di un ufficio è stato sostituito da belati, natura e scarponi ai piedi. Per un po’ i due lavori si sono intrecciati, dopo poco, però, sono diventati incompatibili, non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente.
“Ho mollato tutto per delle capre!” mi dice sorridendo. “La mia è stata ed è una scelta importante di cui non mi pento, ma che mi ha richiesto un cambio totale di vita!” conclude. Un uomo diventato pastore per riappropriarsi delle sue origini, della poca memoria custodita dalla sua famiglia tra le montagne, da cui era scappata denigrando un lavoro, per loro, impraticabile.
Gian Vittorio ritorna nei luoghi di origine a 23 anni, alla ricerca dei parenti rimasti, lontani cugini, che ancora facevano i pastori. Qui viene accolto come un superstite, a stento riconosciuto. Sarà la sua passione per quel mondo a riportarlo all’accoglienza, e da lì imparerà l’arte del casaro, la vita del pastore, inizierà a vedere quel mondo come una possibilità, un sogno da realizzare.
La svolta, il salto nel buio, arriva dopo una consapevolezza interiore, qualche tassello della sua vita andato storto e la voglia di assecondare la sua voce interiore che lo spingeva verso quel nuovo percorso. Le capre da 7 diventano 140, fare il pastore la sua unica attività possibile!
Gian Vittorio sfata il mito del pastore taciturno e solitario, a lui piace il contatto umano, lo scambio, l’amicizia e le belle cose che ti capitano nella vita. Sa gioire di ciò che ha, ed ha la consapevolezza che conciliare il suo mestiere con questo suo spirito non sempre è facile, ma si sforza di andare a prendere una birra con gli amici anche se ci vuole un’ora di macchina, di chiamare chi fa il suo stesso mestiere per conforto, condivisione, supporto.
Anche se il suo dovrebbe essere un piccolo mondo, quello che siamo abituati ad immaginare, ovvero il pastore e le sue capre, in realtà è un grande mondo fatto di accoglienza e trasmissione di saperi. Da tutto il globo arrivano aspiranti casari, cittadini desiderosi di nuove esperienze, manovali e giovani sognatori.
“Se riesco a far brillare gli occhi di qualcuno semplicemente mostrando il mio percorso, come sono arrivato qui, come vivo consapevolmente il mio mestiere. Se posso mostrare in qualcuno la forza delle sue capacità, che nemmeno immaginava di avere. Se apro la porta al sogno nel cuore di qualcuno rendendolo una possibilità concreta per il suo futuro nel suo paese di origine …ho raggiunto un grande obiettivo e ho reso la mia vita piena di bellezza!
Rimango incantata dalle sue parole, e non posso che farne tesoro! Gianvittorio in questo periodo è in alpeggio con le sue capre. Si trova a Paraloup, Valle Stura – Rittana(CN) https://www.paraloup.it/. Una piccola Borgata, custode di memorie resistenti, che ha voluto credere in un progetto di “Rinascita pastorale” . Grazie a questo incontro in questo luogo, è nata la sinergia giusta, che gli consente di ospitare, caseificare sul posto e pascolare su terreni lasciati a disposizione dai locali e insegnare diffondendo la sua preziosa esperienza.
Finito l’alpeggio si sposta a Castelnuovo di Ceva per la stagione invernale, dove il mondo continua ad andare da lui!
Questo uomo è davvero conosciuto, abile casaro nei suoi formaggi ottimi e unici, c’è tutta la sua essenza. Si possono trovare sulle tavole di chef stellati, a Praga, sulle tavole dei palati più esigenti e ovviamente in Borgata Paraloup. Sono stati sulla mia e posso dire di aver fatto un vero viaggio nel gusto! Tutto questo nasce dalle mani di un uomo che si è letto dentro, ha ascoltato le sue radici, ha aperto la sua anima ed ora regala pezzi di sè al mondo.
Sul profilo Instagram https://www.instagram.com/laservaja ( la selvatica) trovi tutti i dati per contattarlo mentre sul suo profilo facebook https://www.facebook.it/Gian Vittorio Porasso ci sono queste parole: “Immagina che andrà tutto bene…poi le cose accadono e quello che avevi immaginato diventa realtà. Corpo e mente sono nel loro habitat, anche le mie capre sorridono, il cuore sorride! ” grazie Gian Vittorio per aver condiviso con me la tua essenza!
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Cara Cinzia,se puoi mettermi in contatto con Gian Vittorio Porasso…il suo progetto mi piace molto,Bruno Melandri pensionato ex ferroviere di Castel bolognese,telefono 3382560133…bruno.melandri53@gmail.com….grazie