Un tempo nelle montagne ogni famiglia sopravviveva grazie agli animali: mucche, capre, asini, muli, conigli e pollame. Tutti sapevano fare tutto e, con poco, era possibile vivere accontentandosi e non desiderando ciò che non si poteva avere. C’era unione, amicizia e condivisione di bello e brutto. La vita non aveva costi elevati, non aveva necessità particolari se non l’autoproduzione del necessario. Vivere in altura non significava essere soli: c’erano scuole, famiglie e si poteva vivere in un vero e proprio nucleo facendo rete.
Percorrendo le montagne in questi giorni, spesso mi sono imbattuta in borgate alpine abbandonate, in stalle dimenticate, in luoghi, un tempo vivi e popolati, ora invisibili e spenti. Fare un viaggio tra il popolo delle terre alte di oggi vuol dire cercare piccole realtà, spesso uniche e solitarie, che hanno ripopolato dei luoghi che aspettavano persone per rivivere.
La storia che vi racconto oggi, un tempo,sarebbe stata consuetudine invece oggi è una piccola perla in un mondo che ha cambiato direzione.
Mattia ha 20 anni, il suo sorriso mi accoglie in Valle Vermenagna (CN), nella piccola borgata Santa Lucia, a 900 mt di altitudine. La stretta di mano è quella di chi non ha paura di lavorare e le sue parole fanno subito capire che è esattamente dove vuole essere.
Nasce nel 2003 e cresce in una realtà di montagna, dove gli animali sono parte integrante del quotidiano. Una passione eredità di famiglia che però rischiava di scomparire.
Per la promozione di terza media, Mattia, chiede in regalo la sua prima vitella, che è ancora nella stalla e si chiama Prima. Una mucca docile che lo riconosce e gradisce il contatto!
Si accende così la sua passione per questo mondo, per l’allevamento come un tempo.
Ora gli animali sono molti di più, si sono aggiunte capre, pecore e altre mucche. Di ognuna Mattia sa il nome, molti li ha visti nascere nella sua stalla, li accudisce 365 giorni all’anno e la maggior parte del suo tempo libero lo passa a stalla, tra le sue bestie, a fare tutti i lavori necessari per farle stare bene.
Mentre mi apre le porte del suo piccolo regno, mi mostra orgoglioso il primo vitellino nato in azienda, la vigilia di Natale. I suoi occhi brillano mentre dolcemente, con le sue grandi mani da lavoratore instancabile, accarezza il muso del piccolo.
Chiedo a Mattia se ha una fidanzata. Ridiamo insieme dopo la mia domanda e la sua risposta un po me la immaginavo. “Ho tanti amici, ma non ho ancora trovato quella giusta!” Mi racconta come nel suo gruppo di giovani coetanei, nessuno vive più nella zona, molti hanno trovato lavoro in città, ma non dimenticano il paese di nascita e spesso si trovano per fare festa. Per Mattia gli amici sono davvero importanti, non solo per il divertimento, ma sono validi aiutanti per la transumanza, il periodo dei parti, i lavori faticosi da fare a stalla. Un gruppo di giovani che parla in dialetto, canta davanti a un bicchiere di vino e non si preoccupa di avere il vestito all’ultima moda!
“Ti senti diverso?” ho chiesto a Mattia. “Io sono sempre stato diverso da tutti. Sono l’unico giovane qui che accudisce degli animali propri! Tutto questo è una passione e non un lavoro! lo posso fare perchè la mia famiglia mi aiuta e ho un altro lavoro retribuito, altrimenti sarebbe impossibile!”
E su questa risposta vorrei riflettere.
Le chiacchiere con Mattia mi hanno fatto capire come un giovane come lui, che non ha la possibilità di fare un investimento economico che gli stravolgerebbe la vita, e non può mettersi in proprio, non trova il coraggio di vivere solo di allevamento, ma perchè?
Perché oggi il costo del fieno, del mangime, del veterinario, delle strutture è altissimo.
Lavorare in montagna, adeguando l’esistente ai tempi moderni, non è facile e richiede dei capitali elevatissimi.
“Non sarebbe possibile qui creare una stalla moderna dove i lavori si possono fare in meno tempo e con meno fatica!” mi dice Mattia “Qui non si entra a stalla con il trattore: il letame va tolto giornalmente a mano!” “ Se dovessi davvero calcolare le ore che passo a stalla sarei sempre in perdita!” conclude.
Mattia fa l’operaio del Comune di Vernante come primo lavoro, e per passione, con amore e dedizione, accudisce i suoi animali. Sogna sempre che la sua passione possa diventare il suo lavoro, ma è un ragazzo concreto, che ha chiara la situazione attuale.
In mano ha un diploma di Perito agrario, che non è stato facile conquistare. Ore di treno per andare a Cuneo, tanto tempo a stalla e pochi momenti liberi. La sera dedicata allo studio, dopo aver accudito tutti i suoi animali.
Ci sono stati momenti in cui la voglia di fare solo l’allevatore e l’impossibilità di poterlo fare, sono diventati un motivo di forte sconforto per Mattia tanto da fargli pensare di mollare tutto, ma non ce l’ha fatta. “La soddisfazione di vedere i miei animali, le nascite, entrare nella mia stalla, passarci del tempo, mi ripagano del fatto che sia un lavoro duro e faticoso che si somma a quello di operaio del comune” mi racconta.
L’estate per Mattia vuol dire prima fienagione, con tutta la famiglia e poi pascolo. Le giornate si allungano e la sera, dopo il lavoro, arriva il momento di andare in altura. Parte con i suoi animali, avvolto da campane tintinnanti, con i cani e si inoltra nei prati sulla montagna. Il suo lavoro di pastore, unico ragazzo giovane della zona, permette di tenere pulito un territorio montano e molti prati che erano abbandonati da tempo ora sono tornati ad essere zone curate. Non si preoccupa se è tardi, se arriverà a casa con il buio perché riconosce i suoni delle campane e sa, che quando l’animale più lento chiude la fila, tutti possono tornare a casa felici e con la pancia piena. La giornata è finita e, per Mattia, quelle ora isolato dal resto del mondo, immerso nella sua terra e circondato da ciò che ama, sono preziose e meravigliose.
Mattia non è il primo pastore che intervisto, ma è il primo ragazzo che fa questo mestiere per passione, perché fa parte della sua vita e non è il lavoro che gli permette di vivere.
Una storia che mi ha fatto riflettere, che mi ha aperto la porta verso quei giovani che hanno sogni nel cassetto, ma non riescono a realizzarli perché oggi i capitali fanno ancora la differenza. Questi ragazzi, spesso, trovano la forza di accontentarsi e il modo di fare ciò che amano nonostante tutto, trasformando il sogno in passione e portandolo avanti. La forza sta anche in questo, trovare un modo di essere felici nonostante tutto.
Mattia è stato davvero un bell’incontro, un ragazzo fuori dal coro che mi ha portato per qualche ora nel suo mondo e mi ha insegnato che fatica, tempo e soldi non possono essere un ostacolo se dentro c’è passione e amore per un lavoro! Buon cammino Mattia! Per seguire Mattia lo trovi su https://www.facebook.com/matty.bertainaroc.3
2 Comments
Ciao Cinzia, bellissima storia quella di Mattia, che fa riflettere tanto.
Comprendo le difficoltà oggettive del tempo in cui viviamo , ma credo che Mattia in qualche modo abbia sentito e compreso nel suo profondo che essere “custode” di queste creature e di queste terre che beneficiano del passaggio degli animali che lui così amorevolmente cura con tanti sacrifici, sia molto importante e vada oltre la passione che lo guida. Forse il fatto di non poter gestire in questo momento l’allevamento in linea con i dettami della modernità lo aiuta a preservare lo spirito e la purezza della natura che lo ospita, appunto come custode di un angolo di mondo che però gli restituisce un senso profondo della vita e della bellezza della terra che lo ospita, al di là dei canoni e delle regole del tempo.
Le Anime come Mattia sono rare ma esistono, e sono di esempio per chi si è allontanato da se stesso e si è perso.
Auguro a Mattia di conservare ogni giorno tutta la gioia che lo guida e lo sostiene.
Grazie per le tue parole.. Una bella riflessione!